martedì 22 maggio 2012

Recensione del libro "La storia ragionata dell'Hip Hop Italiano" di Damir Ivic

Già dall'introduzione l'autore mette bene in chiaro determinate scelte e una certa visione con cui ci si deve approcciare al libro; questo l'aveva già annunciato anche durante le conferenze, dove spiegava che il titolo "Storia ragionata dell'Hip Hop Italiano" è sbagliato, in quanto il libro parla del rap e non della cultura Hip Hop nel suo complesso (che è l'insieme di più elementi). A questo punto mi chiedo perchè allora non mettere direttamente il titolo corretto?  Comunque citando direttamente il testo "Questo libro va benissimo se il rap italiano l'avete sempre seguito solo distrattamente, un pò capendolo, un pò no, un pò appassionandovi, un pò no. E' perfetto se al rap vi siete approcciati con le posse - come molti - per poi perderlo di vista, perchè vi era sembrato molto meno interessante. Scoprirete che le posse sono state per molti versi un'illusione ottica, una meravigliosa e ingannatoria illusione ottica. Questo libro va benissimo anche se siete appassionati maniacali di rap italiano. O, diciamo, potrebbe andar benissimo. Perchè se siete appassionati maniacali, probabilmente noterete tutta una serie di mancanze, di omissioni, di interpretazioni secondo voi troppo estensive. Ma magari nel vostro essere appassionati maniacali vi è sempre sfuggita  una visione d'insieme, in qualche modo  distaccata, però fatta pur sempre da chi certe cose le ha vissute sulla propria pelle".
Difatti l'introduzione è scritta per due tipologie di persone diverse, chiamiamoli gli "esperti in materia" e "i novellini",  questo dimostra che l'autore conosce veramente la scena dall'interno e quindi aspettandosi certe reazioni ha messo le mani avanti come si suol dire, però questo può anche far riflettere. Il fatto poi che l'autore voglia usare la parola Hip Hop e rap come sinonimi anche se lui stesso ne conosce il significato, che è ben diverso (l'HipHop è una cultura nella quale sono presente i seguenti elementi MCing, DJing,Writing, B.bying -B.girling e che vengono tenuti insieme dall'elemento della KNOWLEDGE, la conoscenza) mentre, il rap è solo un modo di cantare usato nell'Mcing) fa capire che sì, lui conosce la cultura e la scena, ma non è realmente o consapevolmente interessato a mantenerne intatte le radici e a preservarla; oppure che la conosce ma non è stato mai davvero coinvolto in essa. Sottolineo che questa è una mia opinione, ma quando si scrive che il libro serve per fare capire determinati concetti e determinate cose ai "novellini"  ma anche agli "esperti in materia" allora sarebbe anche giusto dare le corrette informazioni e non quelle erronee, tra l'altro per scelta come scritto nel testo: "Questo libro poi, lo diciamo subito, nasce profondamente ingiusto. Si, ingiusto. Perchè una storia dell'hip hop in Italia dovrebbe mettere in campo anche una storia del writing, analizzare con più attenzione quanto è accaduto negli anni nel campo del turntablism, dare almeno un minimo di spazio ai campioni del breaking (quelli bravi a fare la breakdance, insomma) e già dal primo capitolo capirete perchè. Inoltre, vi accorgerete presto che hip hop e rap sono utilizzati in maniera quasi intercambiabile. Potenzialmente un errore da matita blu, perchè il primo è una cultura e il secondo è uno dei mezzi attraverso cui questa cultura si esprime (gli altri, appunto, il fare graffiti, il compiere evoluzioni sui giradischi e il produrre musica in generale, il ballare). Tuttavia, se un pò ci veniva troppo comodo fare così, d'altro canto è una scelta che ha comunque una sua ragion d'essere: perchè di tutte le arti la cultura hip hop, quella del rap è stata da sempre la più esposta, la più visibile, la più influente per quanto riguarda i destini e gli effetti concreti dell'industria culturale. E quindi: è sbagliato sovrapporre hip hop e rap. Ma è accettabile. Concedetecelo."

Detto questo, il libro mi ha sorpreso in positivo, soprattutto perchè la maggior parte del testo è costituito dalle interviste ai vari artisti della scena italiana: The Next One, Dj Skizo, Dj Gruff, Neffa, Militant A, Deda, Fabri Fibra, Inoki ecc. Questo è molto utile, perchè permette di capire i vari punti di vista (che si riscontrano anche quando si va ad ascoltare una loro canzone), ma soprattutto permettono di capire certe decisioni che questi personaggi hanno intrapreso durante il loro percorso. In più devo dire che ho imparato molte cose sulla vecchia scuola italiana perchè questo libro dà molti spunti; se a questi poi viene affiancata una ricerca personale, si riescono a trovare molte altre informazioni interessanti.
C'è però un altro punto che personalmente non condivido ed è il modo un pò troppo commerciale di valutare i dischi. Molte volte si legge che non si è raccolto tot. soldi o che non si è venduto tot. copie, e quindi probabilmente l'album non era così bello o non aveva il potenziale per entrare nel mercato di massa. Io mi chiedo come sia possibile  giudicare un album in questo modo, quando ci sono tantissimi dischi, capolavori veri e propri, che sono rimasti invenduti. Il mercato non è sicuramente il miglior metro di giudizio, soprattutto quando sappiamo benissimo che le lobby ne manovrano i fili con obiettivi decisamente non positivi. Se poi prendiamo questa visione, questo metro di giudizio, e lo rapportiamo al rap, secondo me è veramente riduttivo in quanto gli elementi della cultura Hip Hop andrebbero usati come mezzi per migliorare se stessi, non si dovrebbe guardare nessun numero di vendita o dati di questo genere, dovrebbe essere una cosa che viene da dentro di sè per migliorare se stessi in primis, e per poi fuoriuscire all'esterno, nel modo di vivere e rapportarsi con gli altri.
Poi se questo si traduce in copie vendute e soldi ben venga, ma sicuramente non si può valutare un disco in base a questi dati.
in più vorrei aggiungere che capisco e condivido la scelta di non mettere tutti i dischi pubblicati nel corso degli anni, ma secondo me ne manca uno di veramente fondamentale, il quale è anche forse l'unico album a rappresentare la Cultura Hip Hop come viene vissuta negli USA dall' Universal Zulu Nation e da moltissimi pionieri e artisti. Questo disco è "Dritto Dal Cuore" dei The Next Diffusion (Un disco che bisogna assolutamente ascoltare se vi piace la Cultura Hip Hop): questa mi sembra una grave mancanza, perchè toglie uno dei più grandi e importanti punti di vista della cultura Hip Hop, se non forse il più importante.
Aggiungo un'altra cosa strettamente personale: secondo me sono stati dati dei giudizi un pò troppo duri a certi album che, a parer mio, ma anche a detta di molta altre persone della scena italiana, sono delle vere perle, come per esempio "Banditi" degli Assalti Frontali o "Medicina Buona" del gruppo La Comitiva.

In ogni caso penso che valga sicuramente la pena leggerlo, anche se questa lettura andrebbe affiancata a un pò di esperienza nella scena e nelle sue vicende per capire certi concetti. Il mio consiglio è: se siete al'inizio del vostro percorso chiedete un supporto o dei consigli a chi fa parte della scena prima di voi e può farvi approfondire molti degli argomenti trattati.
Peace,
Smogone

Alcuni pezzi tratti dal libro:

Sulle origini di quest'ultimo, la disputa è ancora accesa. Come tempi, siamo fra il 1977 e il 1978. C'è chi dice fu Grandmaster Flash assieme a una cricca di amici suoi 8per prendere in giro un amico appena arruolato nell'esercito:hip hop era in fatti una resa onomatopeica del dover procedere a passo di marcia), c'è chi dice fu Lovebug Starski, c'è chi dice altri ancora. Di sicuro, anche il significato letterale non è per nulla male, e sarebbe un peccato pensare si tratti solo di questione di suoni onomatopeici: hip in americano sta per 'attuale', o anche 'interessante esattamente qui e ora', hop è invece un verbo traducibile con 'saltare', 'fare un balzo'. L'hip hop è quindi il movimento della contemporaneità , a voler essere elastici nella traslazione della lingua americana. Mica male. Di sicuro un ruolo cruciale nel diffondere il termine lo ha avuto Afrka Bambaataa.

Il punto fondamentale però è che tutta questa storia è nata nel South Bronx, in determinati modi e grazie a determinate persone. Se anche solo ti piace il mondo dell'hip hop, tu questa cosa la devi conoscere e riconoscere! Perchè quella è la base da cui poi è cresciuto e si è strutturato tutto il resto. Questo è un primo punto fermo. Un secondo è che si tratta di un messaggio universale , fatto per includere, non per escludere. E una volta che ti appassioni devi sempre tenere a mente questa responsabilità. Un terzo punto che negli ultimi anni molto facilmente si perde di vista, e che in realtà è importante come i primi due, è che non bisogna avere fretta e non bisogna avere l'ansia di sfruttare le opportunità che l'hip hop ti dà il più velocemente possibile e solo per scopi personali. Se usiamo l'hip hop solo per un nostro tornaconto, non abbiamo capito nulla di questa cultura. Quella forza misteriosa che ti dà una spinta in più a fare, ad allenarti, a sbatterti quando si tratta di hip hop, è prima di tutto la sensazione di fare parte di qualcosa di molto più grande di te. Una bella sensazione: è quella di sentirsi molto piccoli all'interno di una cosa che continua a dare speranza e sogni a persone che altrimenti non ne avrebbero, o farebbero molta più fatica a regalarseli. Sono passati trenta, quarant'anni e continuiamo a parlare di una storia che non ha smesso di proporre nuovi personaggi, personaggi però che tutti - in un modo o nell'altro - in qualche modo si riferiscono alla scintilla originaria. Questa è la sua forza. La sua vera forza. Non è solo musica. Non è nemmeno la danza o l'espressione grafica. E' invece tante cose assieme, in mutevole ma continuo equilibrio tra loro, una condizione che fa sì che questa riesca ad essere una vera e propria cultura, non uno stile o una moda. The Next One

Ecco, questa era la cosa curiosa, anzi significativa: molta gente - a partire da questa - che poi è diventata famosa come dj e mc in realtà ha iniziato da breaker; più in generale, era chiaro il fatto che se ti avvicinavi a questa faccenda dovevi avere un'infarinatura minima in tutte le quattro arti. The Next One

Prendiamo ad esempio il breaking, per non parlare dell'aspetto prettamente sonoro del rap e del deejaying: i ballerini di oggi ballano quasi tutti a scatti, aspettano l'accento ritmico e poi partono con la determinata mossa, eseguita magari benissimo , ma un ballo così non va bene, è... macchinoso. "Ma io sto ballando a tempo", mi dicono. "No.Magari stai toccando il tempo, ma non stai ballando", la mia risposta. The Next One

Così quando Ken Swift e Mr Wiggles mi chiesero ufficialmente di diventare membro della Rock Steady Crew, un onore incredibile, io fui grato, ma scandii anche: "Voglio che sia chiaro e che sottolineate pubblicamente il fatto che me l'avete chiesto voi. Non sono io che vengo a chiedere un posto nella Rock Steady Crew per poterne sfruttare la reputazione mondiale, è la Rock Steady Crew che mi cerca perchè mi ritiene degno di far parte di essa". Ma mentre dicevo queste cose comunque dentro di me continuavo a ripetermi:' E' pazzesco, è pazzesco... mi stanno chiedendo di entrare - e addirittura di entrare direttamente, senza fare prima le sfide con tutti i membri, che era l'iter obbligatorio praticamente per tuti i nuovi affiliati". The Next One

Dinque. Torni definitivamente in Italia,e trovi le posse...
C'è da fare una premessa fondamentale. La cultura hip hop è arrivata in Italia quando ancora, complessivamente, non c'erano dalle nostre parti gli strumenti per codificare il linguaggio di questa cultura.... ....Il linguaggio. Questo è il primo gap. Non poter recepire il messaggio in maniera diretta. Già parlando la stessa lingua è difficile capirsi, figuriamoci quando devi importare concetti da una lingua diversa. In Italia questo è stato un problema particolarmente sentito, visto la scarsa dimestichezza con l'inglese. Ecco che quindi da noi, per un sacco di tempo, ci si è limitati ad adottare solo la forza di impatto della cultuar hip hop, il motivo e i meccanismi per cui è immediatamente riconoscibile e quindi coinvolgente. Che, ok, magari è la sua parte più pura e potente, ma è solo una parte della storia. The Next One

Il nostro South Bronx, per molti versi, sono stati i centri sociali. Piaccia o non piaccia. E' nei centri sociali che il linguaggio dell'Hip Hop ha preso a diffondersi realmente, con crescite a ritmi esponenziali. E' lì che è stato accolto e incoraggito a diventare adulto e autonomo. E' lì che ha trovato le strutture per essere praticato e propagandato. I writer hanno trovato i muri. I breaker hanno trovato un posto dove non ci fossero direttori artistici di balere e discoteche pronti a cacciarli perchè facevano robe strane ed erano vestiti male. Gli mc e i dj hanno trovato un pubblico - un pubblico intenzionato a partecipare, non solo pronto a ramirare distrattamente l'ultima stranezza modaiola americana. Non c'è alcun pioniere dell'Hip Hop italiano, fra chi arriva dalla scena dei centri sociali. Ma è questa stessa scena ad aver messo l'hip hop sulla mappa, nella società italiana.

Quei giovani condannati alla marginalità sociale nel Bronx di quegli anni, infatti, ebebro la capacità (la necessità) si sintetizzare in un preciso momento storico, in un luogo particolare, determinate forme espressive appartenenti alla tradizione culturale afroamericana e latina, per farle nascere e diffondere attraverso momenti e spazi di aggregazione autoprodotti come i block parties, una nuova ondata creativa che, sa lì a breve, invaderà il mondo. U.net

Perchè tu, nel momento in cui abbracci la cultura hip hop, utilizzandone una delle discipline dovresti essere tenuto a farlo, devi sentire la responsabilità di divulgare una tradizione, non devi solo pensare al qui e ora e a quello che viene più facile e immediato per te.... ....è che avevo profonda consapevolezza del sendo del rispetto: rispetto verso quella cultura hip hop che aveva aiutato moltissime persone emarginate a dare un senso alle proprie e ad avere un posto nella società. The Next One

La storia dimostra che l'hip hop può occuparsi benissimo di politica, non sto neanche a fare qui i centomila esempi possibili, esattamente come può occuparsi di party, di piccole quotidianità, di amori, di colori, di movimenti. Ognuno nell'Hip Hop può spendersi secondo la sua personale sensibilità, nel momento in cui porta rispetto alla propria cultura.

Poi sai, noi che provenivamo dall'Isola eravamo considerati dei gran fighetti, nella galassia dei centri sociali. All'epoca era assurdo pensare di fare lì dentro una festa; oggi è scontato che negli spazi occupati ci siano concerti, serate con dj, eccetera.. all'epoca invece se provavi a proporlo la prima reazione era: "Una festa? e per cosa? Per finanziare quale causa?". Quando rispondevi che no, non c'era nessuna causa particolare da finanziare, era una festa per proporre buona musica, magari qualcosa di nuovo,magari qualcosa di culturalmente avanti, ecco, lì partivano gli scazzi. Pesanti, anche. Deda

Vorrei innanzitutto una tua definizione di sucker. chie è il sucker?
Ti dirò cosa non è un sucker. No è un sucker uno agli inizi, non è un sucker uno che dopo dieci anni non ha capito niente, non è un sucker uno che si veste da paninaro. Viceversa: un sucker è un infame, uno che ruba lo stile di un altro per farlo suo, uno che per conto del Male vuole eliminare il Bene, uno che vuole prendersi meriti che non ha. Dj Gruff

D'altronde la poesia è dentro ognuno di noi, bisogna solo andarla a cercare nella propria anima... ce la tiriamo dietro da sempre... noi siamo pezzi di ricordi. Dj Gruff

Questa è la vita, a me piace spiegare il fatto esattamente. Forse ci metto troppo cuore o fotta, non so; fatto sta che che è sempre più raro che qualcuno chieda la mia opinione. A torino, dove come ben sai ci trovi gente capace (non molti, per la verità), le critiche sono la parte migliore. La tamarraggine più stronza la trovi al Regio. Io venedno da lì e non essendo propriamente settentrionale non posso fare altrimenti. Comunque non è cattiveria: è cuore,fotta,stile. Dj Gruff

In più, se nasci come imitazione la gente se ne accorge. Quando qualcuno invece fa qualcosa di pancia, da un'esigenza e da una scintilla personale, la differenza salta fuori. Phra

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