lunedì 26 marzo 2012

RECENSIONE del libro "POST-HIP-HOP un nuovo linguaggio. con ogni media necessario. conquistando l'uguaglianza" di M.K. Asante, Jr.

Questo è un libro "da prendere un pò con le pinze", nel senso che una persona già navigata nell'Hip Hop e con un pò di anni di esperienza alle spalle può capirlo e trarne spunti positivi, ma che potrebbe invece confondere i più giovani ed inesperti su alcuni punti.  In questa recensione commenterò alcune cose con le quali non sono molto in sintonia ma logicamente è solo un opinione personale.
Per prima cosa evidenzio che post hip hop è scritto da un autore fortemente politicizzato e quindi in certe spiegazioni e punti di vista questo aspetto si fà sentire molto, quindi diciamo che non è molto obiettivo per certi aspetti, questo non è un male è solo un punto di vista legittimo che si può condividere o meno, però non è sicuramente un libro con il quale io consiglierei di iniziare e sottolineo INIZIARE a conoscere questa cultura.
Asante ha iniziato a scrivere questo libro dopo numerose esperienze personali avute parlando dell'Hip Hop con molti ragazzi degli Stati Uniti, sia come docente universitario che come persona qualunque. La riflessione che ne viene fuori è molto interessante perchè ci fa rendere conto della grande o piccolissima distanza che può esserci fra la nostra cultura e quella americana, sfatando tanti pregiudizi e luoghi comuni e dando in ogni caso una lucida e chiara idea di cosa pensano ragazzi come noi negli Stati Uniti dell'Hip Hop.
Lo scrittore parte da qui e cerca di tracciare una storia politico sociale di questa cultura con spunti veramente interessanti, finendo col cercare una soluzione politica e pratica per aiutare con l'Hip Hop la propria comunità. Tutto questo di cui parla Asante secondo me esiste già ed è L'Universal Zulu Nation, la quale con i suoi valori e progetti aiuta enormemente la comunità negli Stati Uniti e in tutto il mondo, non è un partito politico ma è sicuramente un'organizzazione che ha proprio gli obiettivi di educare, far maturare, far conoscere e comprendere la cultura Hip Hop ai giovani, in modo che possa essere utilizzata per scopi positivi e per aiutare a migliorare se stessi e la comunità. Quello che non capisco però è il perchè lo stesso Asante cita molto di rado l'Universal Zulu Nation pur conoscendola.
Nel libro sono presenti anche tematiche molto interessanti e spesso poco trattate come per esempio l'analisi e la denuncia del fatto che tutta l'industria del rap non è in mano alle persone che formano l'hip hop ma a dei dirigenti estranei alla cultura, oppure viene analizzato come su più campi della società americana sia ancora molto presente il razzismo, sia a livello di repressione sia qualche volta perfino a livello legislativo ed inoltre c'è una splendida parte che parla della necessità per degli studenti di studiare anche da un punto di vista indipendente e fuori dal sistema scolastico, in modo da essere sicuri di avere un'istruzione più obiettiva e completa.
Il libro finisce con un'intervista all'HipHop, che logicamente  è stato immedesimato da Asante in persona, già che una persona pensi di poter impersonificare una cultura immensa come l'HipHop è un pò difficile, comunque tralasciando questo, l'autore rispondendo a certe domande dando delle risposte un pò azzardate e poco obiettive che potrebbero essere facilmente travisate soprattutto quando si parla dei bianchi nella cultura HipHop.
Sempre nel dialogo con l'HipHop come potrete leggere poi qui sotto, ci sono delle spiegazioni dei vocaboli Hip e Hop che per esempio potete trovare anche sul Gospel of the Hip Hop di KRS One le quali sono diverse da queste. Con questo non sto dicendo che sono sbagliate queste o quelle ma voglio semplicemente dire che bisogna sempre fare le proprie ricerche e confrontare i risultati.
Nel complesso rimane un libro molto interessante con tantissimi spunti positivi e solamente alcune parti che potrebbero essere travisate, per questo consiglio la lettura di questo libro a chi ha già un pò di esperienza o dopo la lettura di altri libri che trattano specificamente la filosofia e la storia della cultura HipHop.

Qui trovate alcuni spezzoni tratti direttamente dal libro:

Nella sua patria, "l'hip-hop", dice Alton, "ha spinto la generazione di mio padre a migliorarsi, a ribellarsi, a fermare la violenza". Estrae una polaroid del padre che, nel 1980, otto anni prima che Alton nascesse, aveva fondato un gruppo rap: "Ma non è quello che succede oggi". La delusione di Alton è amplificata dalla crisi urbana che di recente si è presa la vita di suo cugino diciasettenne. "Sto nel mezzo di un funerale", sospira, snocciolando i nomi di alcuni giovani Neri anche ragazzini, che fanno parte delle 400 di vittime avvenute a Philadelphia nel 2007. "Ma vai ad accendere la radio e cosa senti? Senti: Ti ucciderò negro ti ucciderò negro", dice, cercando di scrollarsi di dosso l'insensatezza di quelle parole.

"Qualche volta vinci, o se vinci perdi, in realtà pareggi e a volte quando pareggi, in realtà vinci o perdi". dal monologo di Rosie perez in Chi non salta bianco è.

L'hip-hop, come l'ossigeno musicale Nero che l'ha preceduto - blues, gospel, jazz soul - non può essere esaminato senza il suo contesto, perchè gli artisti devono la loro stessa vita al contesto che li ha segnati alla nascita. Una discussione sul blues, quindi, senza una dissertazione sullo schiavismo e sulla vita dei Neri nel Sud, non sarebbe soltanto incompleta, ma anche inconsistente.

Quando chiedo ai miei studenti della Morgan State - un'università urbana, a predominanza Nera - di MC come Immortal Technique, Talib Kweli e i Dead Prez, una schiacciante maggioranza di loro rivela di non averli mai nemmeno sentiti nominare. Questo è tragico, perchè questi MC sono tra i pochi a trattare le tematiche sociali e politiche che condizionano la loro vita. Questo è in parte dovuto alla spiacevole realtà secondo la quale i rapper i cui testi cadono negli abissi della negatività non vengono quasi mai definiti "negativi" o "ignoranti", mentre invece gli MC le cui rime contrastano l'autodistruzione vengono sempre marginallizzati come "conscious", "alternativi", o "politici", etichette che li relegano nei ghetti delle categorizzazioni e contribuiscono a tenerli lontani dalle orecchie delle masse.

La storia ci insegna che sia l'azione che la non azione ci possono condurre verso cambiamenti drammatici.

Messa in un altro modo, si potrebbe dire che la forza che creò Malcom X sia la stessa forza che ha creato l' hip hop - una forza viscerale mirata a trasformare (o quanto meno a comunicare) la condizione della gente oppressa. Questa non era semplicemente la promessa dell'hip hop, era la sua realtà.

Così com'è vero per l' hip hop, Scott saul, professore d'inglese di Berkeley, sostiene che " esso si sia spostato dall'essere una forma di dissenso bohemien africano americano, fino a diventare il linguaggio del mondo pubblicitario, che ha preso la sua promessa di autenticità, liberazione e ribellione, e l'ha fatta aderire all'atto di godere dell'acquisto di tutto ciò che è in vendita al momento". Oggi, i giovani vengono ingannati nel vedere nel consumismo un atto di ribellione.

E' un paradosso che chiamiamo realtà. Così restare vero ti renderà una casualità dell'anormale normalità. Talib kweli

Il tuo nome m'incuriosisce, "ghetto". Che cosa vuol dire? Da dove proviene?
I linguisti ne tracciano le origini nelle parole italiane "getto" (buttare) e "borghetto" (piccolo quartiere), nel gergo veneziano "ghetto", nel greco "ghetonia" (quartiere), e nella parola ebraica "get" (documento di divorzio).
La prima volta che fu nominato il mio nome fu quando l'avventuriero e scrittore inglese Thomas Coryat, durante una traversata dell'Europa a piedi, descrisse "un luogo dove l'intera confraternita degli ebrei vive assieme, che è chiamato ghetto".
 E che anno era?
Il 1611. Nel suo primo utilizzo, la parola stava a indicare alcune zone delle città separate da muri e cancelli, in cui venivano convogliati gli ebrei. Era usata principalmente in Italia, in prossimità di città portuali come Venezia, dove vivevano e lavoravano molti ebrei. Gli ebrei erano sottoposti al coprifuoco, il che impediva loro di stare in giro dopo una certa ora. E, come se non fosse abbastanza, le leggi suntuarie li costringevano a indossare speciali distintivi gialli a forma di stella e altrettanti berretti gialli che li identificavano in quanto ebrei, spingendoli così allo scherno e agli attacchi dei cristiani, che erano la maggioranza.

Steve Biko, un nonviolento attivista antiapartheid, famoso per aver proclamato che "l'arma più potente nelle mani dell'oppressore è la mente dell'oppresso" e "Nero è bello", viene brutalmente picchiato a morte dalla polizia sudafricana.

Qualche settimana più tardi mi ritrovai, assieme al mio socio, in un robusto grattacielo di Manhattan, che aveva ascensori e finestre cos' lussuosi da sembrare surreali, per incontrare i dirigenti di etichette, canali via cavo e stazioni radiofoniche che si occupavano "di questa faccenda del rap". Vecchio uomo bianco dopo vecchio uomo bianco, blazer dopo blazer, testa grigia dopo testa grigia e cravatta dopo cravatta, rimasi scioccato nello scoprire che i decisionisti dell'hip-hop non erano per niente hip-hop. Mi resi conto veramente che l'hip-hop, questa creazione Nera urbana, era qualcosa che i Neri urbani (o anche i Neri e basta) non controllavano affatto. La realtà brutale è che, come dice Afrika Bambaataa: " Oggi molte delle persone che hanno creato l'hip-hop, cioè i Neri e i Latini, non lo controllano più".

David Mays: La cultura hip-hop è nata ed è diventata la voce dei gruppi demografici privi di potere e più in pericolo. E' responsabilità degli artisti hip-hop, dei dirigenti e dei veri fan, quella di reclamare il controllo di questa industria multimiliardaria alle corporazioni razziste e quella di raccogliere le ricompense del successo dell'hip-hop per le nostre comunità prive di diritti. Non dobbiamo partecipare in modo silenzioso allo sfruttamento generale della nostra cultura.

Ciò che rende tutto ancora più problematico è che l'hip-hop riesce a generare la maggior parte dei profitti dell'industria musicale. Con tutti gli altri generi musicali che perdono quota, è già da anni che l'industria dipende quasi esclusivamente dall'hip-hop per restare in piedi.

Al Morehouse College un fratello si è alzato e ha detto:"che cosa ce ne facciamo dei cerchioni cromati da venticinque pollici o delle donne con i vestiti attillati sul culo?". Io gli ho risposto:"Beh fratello, che ci devi fare?", ho detto, "ignorali, devi organizzarti con la tua comunità per fare in modo che quando la gente si troverà di fronte alla scelta tra i cerchioni cromati e una parvenza di libertà egiustizia, sceglierà la giustizia".

Prendete posizione. La neutralità aiuta l'oppressore, mai le vittime. Il silenzio incoraggia il tormentatore, mai il tormentato. Elie Wiesel

E' proprio perchè " stanno ingannando sia noi che voi" che dobbiamo opporre resistenza alle persone che cercano di dividerci. A questi poveri Neri e bianchi che urlano " i Messicani ci portano via il lavoro!" dobbiamo dire "NO", dobbiamo spiegargli che "i ricchi uomini bianchi danno via il vostro lavoro a lavoratori che possono non solo pagare di meno, ma che sono anche più vulnerabili. Lavoratori che non sentono affatto di dover retribuire. Lavoratori che possono essere minacciati di deportazione".

Finchè qualcuno avrà il controllo della tua storia, la verità rimarrà solo un mistero. Ben Harper

Marcus Garvey ha detto che le persone che non conoscono la propria storia sono come alberi senza radici".

"Non dovreste dipendere esclusivamente dalla scuola per la vostra istruzione", li ho informati. "L'autodidattica è altrettanto, se non più importante". La scuola non può essere l'unica fonte. L'autodidattica è vitale a qualunque livello di formazione scolastica. In molti modi, l'autodidattica si muove contro ciò che ci hanno insegnato essere "didattico". Bisogna pensare che l'auto didattica implica l'automotivazione in contrapposizione alla motivazione classificatoria e carrieristica; essa implica una volontà di impegnarsi ed esperienze nuove in contrapposizione all'apprendimento meccanico all'uniformità; ci permette di avere insegnanti e lezioni onnipresenti, piuttosto che sottostare alla gerarchia che da per scontato che l'insegnante sia onnisciente; spinge all'azione nei confronti di ciò che si è imparato, piuttosto che portarci a memorizzare e rigurgitare informazioni per rispondere a dei test; implica inoltre il fatto di continuare a fare domande, piuttosto che la soppressione degli interrogativi.

Buddha: fate lo sforzo di ottenere informazioni che vi permettano di guidare al meglio il vostro destino. Fate sentire la vostra voce nel mondo attraverso la vostra vita e le vostre opere e non restate acquattati e fermi per colpa dello status, della tradizione, della razza,dell'etnia, del genere e delle affiliazioni. Non credete in nulla solo perchè lo avete sentito. Non credete in nulla semplicemente perchè ne parlano in tanti. Non credete in nulla solo in base all'autorità dei vostri insegnanti e dei vostri genitori. Non credete nelle tradizioni perchè sono state manipolate da molte generazioni. Ma dopo l'osservazione e l'analisi, quando troverete che tutto combacia con la logica e conduce al bene e porta beneficio al singolo e a tutti, allora abbracciatelo e vivete per quello.

Tutti possono dirvi come vanno le cose quello che vogliamo mettere in chiaro qui è come va e come potrebbe andare. Talib Kweli

"Okay, quindi in quanto artista, e soprattutto in quanto artista Nero, senti di avere il dovere di usare la tua arte per scopi positivi?", gli ho chiesto.
"Bhe non so. Le mie strofe parlano della realtà, capisci cosa voglio dire?", mi ha detto con una scrollata di spalle. "Amico, è come uno specchio", è intervenuto un altro rapper. "Quello che vedi è quello che hai". "E' vero", ha aggiunto un altro, annuendo col capo a conferma. Esattamente come le loro strofe erano repliche analoghe, cos' erano anche le giustificazioni che davano per averle pronunciate. Facevano eco a un'ideologia che si trova con facilità non solo nel rap mainstream, ma anche in tutto il panorama artistico….."Si lo specchio riflette la realtà", ho concordato,"ma lo specchio non è uno strumento passivo. Non è così distaccato da poterci permettere di dire 'quello che vedi è quello che hai'. No, lo specchio ci fornisce informazioni sul nostro aspetto e ci offre una possibilità di migliorarlo - ecco cosa fa lo specchio". "Quantomeno un buono specchio", ha detto uno dei rapper del trio mentre porgeva il suo pugno contro il mio e ripeteva "miglioramento".

L'attivista è Billie Holiday che, nonostante le serie minacce alla sua vita, insisteva nel raccontare al mondo che: Gli alberi del sud producono strani frutti Sangue sulle foglie, sangue sulle radici.

Nel corso della storia, la moda è stata usata come comunicatore sociale non verbale di informazioni come la classe sociale, l'occupazione, la fascia d'età, la storia, l'ambizione e la realtà. Come scrive Alison Lurie in Language of Clothes, "scegliere gli abiti, sia in un negozio sia in casa, significa definire e descrivere noi stessi".

Durante un'intervista, la Tucker chiarì la sua posizione, dimostrando comprensione e apprezzamento per l'Hip-Hop e spiegando che lei non era contraria all'Hip-hop.

Non mi sto lamentando dell'Hip-Hop. Mi riferisco al gangsta-porno-rap che è un rap che glorifica l'omicidio, lo stupro, le droghe, le armi ed è profondamente misogino nei confronti delle donne che vengono chiamate con epiteti degradanti. Questo è il genere di rap - il gangsta porno rap - contro cui ci battiamo, non l'hip-hop, non il rap nella sua forma più pura.

Più di 35 anni fa, il Dr. Martin luther King jr ci aveva avvisato: "L'ingiustizia di qualche luogo è una minaccia alla giustizia ovunque".

Adottiamo la tradizionale idea africana dell'ubunto, che significa "umanità verso gli altri"; io sono perchè noi siamo; io sono ciò che sono per  via di ciò che tutti siamo. Una persona diventa umana attraverso le altre persone; un individuo è un individuo grazie agli altri individui. Ubuntu insiste per farci aprire ed essere disponibili verso gli altri; vuole che sosteniamo e incoraggiamo gli altri a raggiungere il loro potenziale. Nella sua straordinaria, sostanziale semplicità, ubuntu ci assicura che noi, come esseri umani, siamo tutti parte di un insieme più grande, e per questo percepiamo l'oppressione degli altri, perchè noi stessi siamo gli altri.

Hip? non sapevo fosse una parola africana.
Beh adesso lo sai. La parola "hip" deriva dal linguaggio Wolof del Senegal, del Gambia e della mauritania. In Wolof c'è un verbo, "hipi" che significa "aprire gli occhi a qualcuno e veder". Quindi hipi è un vocabolo di illuminazione. Il mio primo nome significa "vedere o essere illuminati", mi segui?…………Porto un primo e un secondo nome che sono connessi tra loro. Ti ho già detto che hip significa illuminare. Beh "hop" è una vecchia parola che significa "balzare all'azione". Perciò io sono prima illuminazione e poi azione. Senza illuminazione, non saprai mai quello che stai facendo, ma senza l'hop, o l'azione, beh a quel punto rimangono soltanto delle rime.

2 commenti:

  1. Probabilmente cita poco l' Universal Zulu Nation perchè parte col presupposto che chi è interessato al libro abbia già qualche esperienza con e nell' Hip Hop e che quindi è già al corrente della storia e filosofia dell' Universal Zulu Nation, almeno lo spero. Comunque più avanti (molto più avanti) penso di comprarlo per saperne un po' di più perchè mi incuriosisce l'opinione di una persona molto politicizzata. -Zak

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    1. penso che o voglia portare più a livello politico formale, però ancora non me lo spiego. Peace

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